Officine Rizzarda
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Vesti di mestiere
Art direction
Textile & printing design
Graphic design
Exhibition design


2021


Officine Rizzarda
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Vesti di mestiere
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Client :
Galleria d’Arte Moderna
“Carlo Rizzarda”



Officina Rizzarda è un progetto nato in collaborazione con il Comune di Feltre ( Assessorato alla Cultura ) e Galleria d’Arte Moderna “Carlo Rizzarda”.
La galleria ha sede in un palazzo del centro storico della città di Feltre (Via Paradiso 8) donato dallo stesso Carlo Rizzarda, importante artista del ferro feltrino che ha operato tra il Veneto e Milano durante la fine dell’ottocento e la prima metà del novecento, e accoglie non solo la sua personale collezione di opere ma anche quella di moti suoi contemporanei oltre tuttora essere casa di altre collezioni donate nel tempo da altri concittadini, come ad esempio la critica d’arte Liana Bortolon oppure Carla Nasci e Ferruccio Franzoia.

In questo luogo, particolarmente incentrato secondo le volontà di Rizzarda sulla promozione delle Arti Decorative, si è voluto creare una nuova sezione (anch’essa nelle speranze del suo fondatore che non ha avuto modo di realizzarla), denominata “Officina Rizzarda”.
L’officina infatti è una sezione del museo dove si voleva allestire uno spazio che permettesse ai visitatori di conoscere gli strumenti utilizzati degli artigiani, e per tanto li invitasse ad apprezzarne non solo l’opera finita, ma anche il percorso creativo attraverso le fasi di produzione.

Ma Officina Rizzarda non è solo l’idea di ricreare uno spazio che accoglie questa descrizione del lavoro artigianale.
L’obbiettivo infatti è quello di spingere il museo ad essere non solo luogo che accoglie l’arte e l’artigianato, ma anche quella di esserne il promotore, proponendosi come motore che stimola nuove produzioni realizzate da designer e artigiani locali e invitandoli in primo luogo a collaborare tra loro per scambiare conoscenze e costruire nuove progetti. Infatti per l’occasione si è pensato di far lavorare due coppie di artisti/ artigiani che operano sul territorio e farli progettare una produzione di oggetti che promuovessero il museo, evitando di incorrere nell’idea di realizzare merchandising dozzinali in vendita nel bookshop del museo, che non avrebbero reso merito al luogo che li accoglie tradendo la visione del suo fondatore, che auspicava per il territorio attraverso la sua donazione, la possibilità di dare la stessa rilevanza all’artigiano quanto all’artista.

Vesti di mestiere infatti è una di queste due collaborazioni: una
produzione di abiti realizzati in collaborazione con Sandra Dal Post (stilista) ispirati alle opere di Carlo Rizzarda e alle collezioni presenti. Incentrandosi e rivedendo in chiave creativa gli abiti utilizzati dagli artigiani, che possono essere immaginate come “divise” che offrono maggiore possibilità di operare con più praticità e comodità, sono stati prodotti 5 modelli per l’occasione.

Ad impreziosire questi manufatti è stata realizzata una veste grafica tradotta su stampa tessile, nello specifico, con la stampa con la ruggine, anch’essa per confermare il legame con il suo fondatore, che come dicevamo prima, ha dedicato tutta la sua vita a dare forma e vita al ferro. Questa tradizione, nata in Romagna nel XVII secolo, mescola prodotti del territorio dove è nata (solfato di ferro, aceto e farina di grano) con la xilografia, tecnica di incisione su legno per la realizzazioni di matrici per la stampa.
I tre ingredienti infatti, ovvero il solfato di ferro (ruggine), l’aceto e la farina, cotti e mescolati tra loro producono una pasta gelatinosa che viene usata come colorante applicato alla matrice lignea (xilografia) attraverso un tampone. La matrice successivamente depositata su un tessuto con fibre naturali ma non di derivazione animale (canapa, lino e cotone) viene impressa martellando con un pesante mazzuolo, formando la composizione grafica voluta.
Successivamente asciugata, veniva lavata nel ranno (mistura di cenere e acqua bollente) oggi sostituita con la soda caustica, per procedere al fissaggio del disegno che infine veniva steso a sgocciolare facendo si che il disegno, quasi invisibile, si trasformasse grazie all’ossidazione del solfato con l’ossigeno in ruggine.
Questa operazione è stata quella di raccontare una tecnica tradizionale che ormai sta scomparendo, di notevole interesse e bellezza, dandone una nuova rilettura in chiave contemporanea, per offrire a queste vesti una segno grafico unico e in dialogo con il luogo dove sono accolte.