Purtoppo son bandito
Art direction
Visual design
Graphic design
Illustration



2020

Purtroppo son bandito
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Client :
Comune di Feltre
In collaboration with Associazione Visioni
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Art direction and exhibithion design of “Purtroppo son bandito” inside the Old Prison of Feltre (Palazzo Pretorio) inspired by book the  “Cineografo di banditi su sfondo di monti” / written by Gigi Corazzol
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Art direction, visual design, graphic design & illustration
Alberto Fiocco

Motion design
Giulia Libro, Nicholas Bertini& Emanuele Kabu

Sound design
Marcello Batelli

Voice over
Giovanni Succi & Beatrice Gjerji

Technical director
Gabriele Scopel




“Purtroppo son bandito” è una mostra nata dal coinvolgimento del comune di Feltre alla proposta di riqualificazione degli spazi delle ex prigioni quattrocentesche del Palazzo Pretorio attualmente sede dell’archivio comunale.

Lo spazio, notevolmente abbandonato e con poco valorizzato, oltre a raccogliere la documentazione sulle attività cittadine a partire dal 1300, colpisce per la sua particolarità architettonica e per le caratteristiche tipiche di un luogo adibito ad area di reclusione fino alla seconda guerra mondiale.

Partendo da questa proposta avuta in collaborazione con Associazione Visioni, dopo una prima ricerca, si è deciso di intraprendere un percorso di indagine sul luogo avvalendosi di uno spunto narrativo di notevole interesse, il libro “Cineografo di banditi su sfondo di monti. Feltre 1634-1642” dello storico Gigi Corazzol, pubblicato per conto di Unicopli nel 1997.

Una vera e propria indagine storica relativa ad alcuni fatti avvenuti nella prima metà del seicento nel territorio feltrino, all’epoca dominato dalla Serenissima.
È un’epoca tumultuosa, erede da poco dell’ondata di peste del 1630, e profondamente segnata da avvenimenti molto violenti in tutta il quadro europeo. Anche in un piccolo territorio periferico come Feltre e i suoi dintorni, luogo di confine tra i domini di Venezia e quelli degli Asburgo, è teatro di eventi di questa natura che vedono il susseguirsi di azioni di prevaricazione e sopruso soprattutto da parte di chi è parte del potere.
Una su tutte è la curiosa vicenda dei due fratelli Sala, che vivendo sentimenti di rivalsa sociale, indotti da famiglie al potere come i Villabruna e Bellati, diventano mercenari al loro soldo e trovano terreno fertile per applicare azioni di violenza contro i cittadini, appagati dall’idea di poter trovare un loro spazio di dominio al fianco di chi li finanziava.
Ma questa dinamica spesso non è efficace e anzi gli si ritorce contro, perchè naturalmente esclusi da questa elite in quanto meno importati per il loro livello sociale, e per tanto diventano a loro volta vittime del sistema che prima li ha sfruttati e ora li condanna.
In questa narrazione Gigi Corazzol intreccia i percorsi di molti altri soggetti, minori e più importanti, offrendo uno spaccato di vita più ampio che ci porta a fare una significativa riflessione sul uso del potere e metodi con cui veniva applicato.

Con un gruppo di 7 artisti (illustratori, motion designer, sound designer e voci) abbiamo deciso di costruire un percorso di 10 installazioni video e sonore per raccontare alcuni estratti di questo libro, per riflettere su quell’epoca, il suo contesto e gli avvenimenti, cercando però di trovare una chiave di lettura diversa per rapportarla ad una visione più contemporanea.

Lo spunto su una visione più vicina al nostro periodo storico è nato da il dialogo con l’autore che racconta che durante le sue ricerche, avvenute in periodo a cavallo tra gli anni ’70 e gli anni ’80, seppur in contesti e periodi differenti, si ritrovano delle somiglianze con gli avvenimenti del periodo nel quale venivano raccolte.
Quel periodo infatti, come tutti sappiamo, non è solo teatro di grandi contestazioni e spesso scontri di piazza, ma è stato un buon terreno
per la nascita di nuove organizzazioni criminali, distinte da quelle tradizionali.
Piccoli gruppi, nati quasi sempre da contesti indigenti come ad esempio le borgate romane per la banda della Magliana o la laguna veneta per la mala del Brenta, provavano la loro scalata sociale sfruttando un percorso delinquenziale che li vedeva anche molto spesso come braccio armato di altri soggetti, molto piàù grandi di loro, che volevano confermare la loro affermazione nel potere, anche dentro le istituzioni o nella classe dirigenziale del paese.
Queste similitudini si ritrovano spesso nel libro dove veri e propri mercenari del crimine, per accrescere il proprio status, assoldati da fini manipolatori, diventano carnefici e infine vittime di questo stesso meccanismo finendo molto spesso anche dietro le sbarre delle stesse celle di cui parlavamo poc’anzi, le prigioni di Palazzo Pretorio.
Da qui nasce l’intuizione di usare nella realizzazione delle video animazioni e nelle proiezioni statiche un immaginario cinematografico molto in voga in quell’epoca, dove operavano molti registi italiani, ovvero quello “poliziottesco”e “western”, dove per l’appunto, figure come quelle di cui abbiamo parlato, potevano perfettamente essere protagoniste di queste pellicole.
Il cinema italiano ha una lunga tradizione in questi generi ed inoltre, data la sua importanza, ha fatto si che nascessero dei veri e propri specialisti del genere come ad esempio Iginio Lardani, storico grafic e illustratore che disegnò tantissimi titoli di inizio di celebri film (Per un pungo di dollari, Il Buono, il Brutto e il Cattivo, Una giornata particolare e moltissimi altri) inventando una vera e propria iconografia che tuttora è rimasta impressa in quell’immaginario e che noi abbiamo voluto reinterpretare per l’occasione omaggiandolo.

Anche le proiezioni trovano un significato importante all’interno degli spazi, per via del loro voluto rimando ad una delle tecnologie più rivoluzionare dell’epoca in cui sono avvenuti i fatti narrati.
Infatti, nella prima metà del 1600 attribuita in un primo momento ad Athanasius Kircher (Geisa, 12 maggio 1602 – Roma, 28 novembre 1680), ma poi ampiamente studiata e rivista da molti scienziati come l’olandese Christiaan Huygens o l’ottico Matteo Campani, nacque una nuova e sensazionale tecnologia, che cambiò letteralmente il nostro modo di vedere e raccontare il mondo, la lanterna magica.

Questo strumento, che stupì immeditamente chi provò per la prima volta la sua efficacia, è l’antenato chiave del nostro cinema; attraverso una scatola munita di un foro su cui è installata una lente e dove al suo interno sono disposti uno specchio, una fonte di luce (candela), una lastra di vetro dipinta, l’immagine illuminata per effetto della rifrazione sullo specchio, esce dal contenitore attraverso la lente per andare a proiettarsi sulla superficie che si trova di fronte, regalando allo spettatore dell’epoca una nuova e unica esperienza.
Emulando questo strumento, durante il percorso di visita, sono state disposte 3 tipi di fonti luminose ispirate in qualche modo a questomodo di vedere.
Le prime sono delle luci direzionali (occhi di bue) che mettono in luce gli elementi caratteristici degli spazi come (graffiti sulle pareti, porte,...) mentre 6 “lanterne magiche”, sostituite da delle tecnologie moderne come i gobos ma facenti la stessa funzione, proiettano delle illustrazioni statiche ispirate a momenti salienti del nostro racconto.
Infine, ma non per utilmi, due video animazioni di circa 3 minuti l’una che raccontano anch’esse passaggi più singificativi della storia accompagnate da letture di testi orginali dell’epoca relative ai fatti.